- Rubrica: Incontro con l`arte (Michele Digrandi)
La luce e l’armonia degli iblei - Olio su tela cm. 50x70 (29 giugno 2016)
Tutto è religioso
Tutto è religioso perché è armonia
Tutto è religioso perché è calma
Tutto è religioso perché è sano dinamismo
Tutto è religioso perché è colore
Tutto è religioso perché è sorpresa
Tutto è religioso perché è ordinato
Tutto è religioso perché è vivo
Tutto è religioso perché è speranza
Tutto è religioso perché è amore divino
Tutto è religioso perché è brillante
Tutto è religioso perché è vita
Tutto è religioso perché è il creato!
Siamo degli ospiti e lo dobbiamo rispettare!
Michele Digrandi
::
La luce e l’armonia degli iblei - Olio su tela cm. 50x70 (2016)
Nel pregevole quadro, intitolato “La luce e l’armonia degli Iblei”, un aureo vello di spighe mature ondeggia in una vasta campagna iblea, avvolgendo in un caldo abbraccio il geometrico basamento di un calcareo muro a secco.
La laboriosa tecnica dei colori ad olio ben si adatta ai flessibili steli del grano che si curvano al passaggio dello Scirocco e, allo stesso tempo, contribuisce a ricreare, plasticamente, un paesaggio estivo, ricco di quei dettagli naturalistici tipici della terra natia dell’autore. Ecco un rigoglioso carrubo che si staglia a sinistra, come attento custode del frutto di Cerere, ed ecco, nel confine del campo, le grigie e morbide colline, punteggiate da una fila di alberi, che si distaccano dal giallo, quasi compatto, del sottostante seminato. Sullo sfondo un cielo limpido, dalle lievi sfumature tra il blu chiaro ed il celeste ceruleo, attraversato da lembi di nuvole, accarezza e definisce i feraci altipiani ragusani, delimitati dagli atavici muretti.
Il dipinto, soprattutto nella sua parte centrale, è caratterizzato da una luce intensa che, insieme ai riflessi del dorato frumento, concorre all’armonica composizione dei vari elementi dello scenario agreste. È l’estate che trionfa sovrana, è l’attesa della mietitura il tema centrale dell’opera, ma per il suo fruitore, in ultima analisi, sono le spighe colme di grossi chicchi, le vere protagoniste di questo rasserenante quadro.
«Quando una spiga di grano è matura china il capo in segno di umiltà» recita un detto giapponese. Il nostro pittore conterraneo, giunto nella piena età adulta, (opera del 2016), simile alla gonfia spiga, china la testa in segno di umiltà. Egli è, infatti, un artista che non ama l’appellativo di “maestro”, perché sa di non sapere una verità assoluta ed è consapevole che la sua vita artistica è anche una costante e impegnativa ricerca di nuove tecniche, di diverse esperienze pittoriche e di freschi contributi esterni, che lo avvicinerà, ma solo gradualmente, all’agognata perfezione definitiva. È, allora, proprio questa sua lucida autocoscienza, apportatrice di pace interiore, quel “quid” che brilla e attrae l’osservatore in questa tela, quel “quid” che qui si disvela e si caratterizza nell’armonico e luminoso intreccio di forme, linee e colori.
Giovanna Cappuzzello